“Fragilità non è sinonimo di svantaggio. Anzi, può diventare un trampolino, un’occasione per ripartire”. Parola di Anna Fiscale, che dal 2013 è alla guida di Quid, una cooperativa sociale di Verona che produce capi di abbigliamento e accessori a partire da tessuti di rimanenza forniti dalle aziende del settore e dai marchi di moda tradizionali. Ci lavorano 150 persone di 17 nazionalità, per l’85 per cento donne, molte delle quali hanno alle spalle esperienze di dipendenza, percorsi di carcerazione o disabilità o che sono state vittime di violenza e di tratta. Vite segnate dalla fragilità che si sono rigenerate umanamente e professionalmente lavorando su materiali destinati allo scarto e che invece hanno trovato la possibilità di una nuova vita. Con un doppio risultato, quindi: umano e ambientale. “Abbiamo scelto il nome Quid perché siamo convinti che il nostro progetto ha un ‘quid’ in più, qualcosa che fa la differenza mettendo al centro la persona e l’ambiente”.
Dopo varie esperienze di cooperazione internazionale e all’interno della Commissione Europea, la Fiscale scopre la sua vocazione all’imprenditoria sociale e decide di dedicare le sue energie ad abbracciare le fragilità delle persone percorrendo la strada di una moda etica e dell’inclusione sociale e lavorativa. Anche lei ha fatto sulla sua pelle l’esperienza della fragilità e ha capito che questo poteva diventare occasione di riscatto e di ripartenza: “Le ferite possono diventare feritoie attraverso le quali passa una luce. Quid nasce da uno sguardo capovolto sulla realtà e sulle risorse: due ‘debolezze’ – i tessuti di rimanenza destinati allo spreco e le persone che vivono situazioni di fragilità – rifioriscono nei nostri laboratori di sartoria, generando valore e bellezza. Così i limiti diventano punti di partenza. E’ il nostro contributo per costruire un nuovo paradigma che metta al centro la persona e l’ambiente, soprattutto in questo momento di post-pandemia che ha portato tante persone ai margini. Questa crisi può diventare l’occasione per ripensare modelli di economia e di lavoro che hanno mostrato la loro inadeguatezza. E’ il momento di favorire sinergie e contaminazioni tra mondo profit e non profit, solitamente impermeabili l’uno rispetto all’altro, per creare opportunità di lavoro e aprire nuove strade. Nel tempo siamo riusciti ad avviare partnership con grandi aziende del settore moda e life-style che commercializzano i nostri prodotti, venduti anche in dieci nostri negozi in varie città italiane oltre che in un centinaio di negozi multimarca e nel nostro e-commerce”.
Per il suo “appassionato contributo e lo spirito di iniziativa con cui ha lavorato sulle vulnerabilità e le differenze per trasformarle in valore aggiunto sociale ed economico”, nel 2020 è stata nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Qualcuno l’ha definita “imprenditrice di fragilità”, una donna che lavora per il protagonismo delle donne e ha avuto il coraggio di mettersi in gioco e di rischiare, capovolgendo i parametri dominanti e provando a costruire un nuovo modello di impresa. In fondo, un’interprete delle parole di papa Francesco, secondo cui “la forza di una catena dipende dalla cura che viene data agli anelli più deboli”.
Giorgio Paolucci