Autore di una pubblicazione sul tema delle dipendenze e controdipendenze affettive, Massimo Borgioni ci offre il suo contributo alla comprensione di questo fenomeno e dell’impatto che inevitabilmente esercita sul piano sociale e relazionale. Psicologo e psicoterapeuta presso la ASL RMF nel Servizio per le Dipendenze di Civitavecchia, segue pazienti con problemi di abuso e dipendenza da sostanze e i loro familiari, attualmente ha un incarico specifico per l’area carcere.
Coltiva un grande interesse verso la dipendenza affettiva, una condizione di disequilibrio nel modo di costruire le relazioni interpersonali, in particolare i rapporti di intimità, e l’occuparsi di questa problematica lo ha portato a scrivere “Dipendenza e controdipendenza affettiva: dalle passioni scriteriate all’indifferenza vuota” (Edizioni Alpes 2015).
Borgioni spiega che la chiave di accesso per entrare in questo mondo gli è arrivata proprio dall’attività che svolge con le dipendenze da sostanze psicoattive, in particolare dal lavoro con familiari e partner di persone con questo tipo di problemi.
Chi convive e si prende carico di persone tossicodipendenti, pur non assumendo sostanze, sovente ha a sua volta un problema di dipendenza: una dipendenza patologica dalla relazione, dal legame affettivo, spesso altamente disfunzionale, creato con questo tipo di soggetti.
Si parla infatti di forme di co-dipendenza, un tipo di dipendenza affettiva che ha luogo quando il “dipendente”, per garantirsi il mantenimento della relazione e ritagliarsi un ruolo che lo faccia sentire utile ed importante, si mette con qualcuno che grava in uno stato di difficoltà, che vive una forte condizione di bisogno e chiede di “essere salvato”.
Dalle parole dell’autore si evince che tutti abbiamo bisogno di legami, ma ne siamo anche profondamente spaventati, poiché potremmo subire il tradimento della fiducia riposta in essi; la relazione, infatti, deve basarsi sulla polarità “dipendenza-autonomia”.
Nel libro si affronta anche il tema del rovescio della dipendenza affettiva: la contro-dipendenza, atteggiamenti opposti ma che hanno una radice comune e rappresentano in fondo le due facce di uno stesso problema, un modo per superare e “guarire” da queste due forme di dipendenza esiste ed è imparare ad accettare il proprio passato.
Il “dipendente affettivo”, spesso, non è stato amato nella sua infanzia e la sua sfida è quella di riscattarsi da questa condizione, deve imparare ad amare se stesso accogliendo il bambino deprivato che è dentro di sé, smettendola di affidarlo sempre alle cure di chi non può e/o non vuole occuparsene.
Queste relazioni “tossiche” vengono sovente causate dal mondo in cui viviamo, dalla “modernità liquida” come dice il sociologo Baumann, dove tutto sembra destinato a non durare, nulla ha più valore e si è sempre alla ricerca di una sicurezza che spesso ci rende più esposti a cadere nelle dipendenze.
Le moderne tecnologie informatiche contribuiscono a rinforzare ma in alcuni casi anche a stimolare le dipendenze, quelle affettive in particolare attraverso quella che l’autore stesso definisce una relazionalità compulsiva tecnomediata.
Il libro di Massimo Borgioni si rivela un ottimo apripista ad una problematica che non è stata ancora ben delineata ma che sempre di più si presenta nell’attualità relazionale odierna.
Un vero e proprio problema che necessita un immediato riconoscimento identificando la dipendenza affettiva anche come modalità preferenziale con cui le persone entrano in relazione con gli altri.
Anna De Francesco