Freedom Writers

di Richard LaGravenese, con Hilary Swank, Imelda Staunton, Patrick Dempsey, Scott Glenn
Usa, 2007, 118 min.

In un periodo di esplosione del tema del disastro educativo in contesti degradati, è utile riscoprire Freedom Writers, bel film del 2007. In una Los Angeles di inizio anni 90 attraversata da forti tensioni tra le varie comunità etniche e contro la polizia razzista, la giovane e idealista Erin Gruwell inizia a insegnare alla Woodrow Wilson High School, ex scuola prestigiosa ma ormai decaduta. Il motivo: un programma sperimentale di integrazione con classi “miste” con latinoamericani, neri e asiatici, per cercare di contrastare l’emarginazione sociale e il coinvolgimento nelle gang criminali che marcano il territorio e difendono i “confini” dei rispettivi quartieri. Intento nobile ma poco attuato: la neo professoressa ha scelto quella scuola proprio perché apprezza il programma di integrazione, ma si trova una classe del primo anno in cui anche la divisione dei posti è divisa per clan che si guardano con odio; con l’unico bianco emarginato e disprezzato. Risse, scontri, pestaggi, studenti armati. Erin non demorde, avanza proposte didattiche prima col sorriso e poi con fermezza, ma senza alcun risultato: nessuno la ascolta, se non per deriderla. Mentre i dirigenti della scuola e i colleghi la compatiscono o la ostacolano, per nulla convinti loro stessi di quanto il programma di integrazione sia utile. A casa non va meglio: dopo un iniziale supporto, il marito architetto nutre una crescente freddezza per i suoi entusiasmi; e perfino il padre, ex attivista per i diritti civili, non la appoggia.
La svolta avviene dopo l’ennesimo fatto di sangue: Erin inizia a far parlare i ragazzi, ascoltandone gli sfoghi, il senso di frustrazione e ingiustizia che provano per un mondo a loro ostile e per i singoli drammi personali. Si coinvolge nella loro vita, si affeziona, provoca il loro cuore a risvegliare domande sopite. Poi propone loro di tenere un diario, per raccontare quanto vivono: diari che le permettono di conoscerli a fondo. Infine organizza una visita al museo dell’Olocausto di Los Angeles e fa leggere loro Il diario di Anna Frank. Li educa, insomma, invece di condannarli o etichettarli, facendo emergere un desiderio di bene: l’altro non è più un nemico, la violenza non è più la risposta.
Il film diretto da Richard LaGravenese è ispirato alla vera storia di Erin Gruwell – senza nasconderne i fallimenti privati – che raccolse in un libro i diari dei ragazzi e creò poi la Fondazione Freedom Writers, per portare quella modalità di fare scuola in tutti gli Stati Uniti. Ovvero, guardare ogni singolo studente come unico e prezioso: senza coinvolgersi personalmente, l’educatore non è credibile. Disponibile su varie piattaforme online, a noleggio o in vendita.


Antonio Autieri
Critico cinematografico
Direttore di sentieridelcinema.it