Gli adolescenti che don Claudio incontra da più di vent’anni – nel carcere minorile Beccaria di Milano e nella comunità Kayros di Vimodrone, dove abita – si muovono all’interno di uno spazio non più innocente: sono giovani smarriti e pieni di paure, in cerca di un adulto capace di ascoltare e che sappia, con credibilità, trasmettere il senso del vivere.
Don Claudio prova qui a riflettere su cosa significhi educare oggi, al tempo delle baby gang.
Con l’esperienza maturata, il cappellano è convinto che gli adolescenti non siano poi così cambiati rispetto al passato: nelle loro parole, nella musica e nei gesti violenti c’è ancora quella domanda di autenticità e di senso che appartiene all’uomo di ogni epoca.
A cambiare sono stati, piuttosto, gli adulti, sempre più inclini a un giudizio negativo verso i giovani e alla loro criminalizzazione.
Secondo don Claudio è arrivato il momento, soprattutto per l’adulto, di assumere uno sguardo nuovo sull’universo giovanile, uno sguardo d’amore, che spesso è tutto ciò di cui questi ragazzi hanno bisogno.