E’ un presepe di cui sono protagonisti i ragazzi di Kayròs, che parla dei loro dolori e delle loro speranze attraverso scene di vita quotidiana.
Un giovane ripiegato su se stesso in una cella del Beccaria, il carcere minorile di Milano, le case colorate dove vivono gli ospiti di Kayròs e che si affacciano su un campo di calcio, la scritta che campeggia all’ingresso della comunità: “Non esistono ragazzi cattivi”.
E il cuore di ogni presepe: la natività di Gesù.
I ragazzi che l’hanno realizzato hanno scelto questa modalità per testimoniare che c’è qualcosa in grado di scardinare anche le porte chiuse di una cella.
E per affermare che ci sono luoghi dove è possibile rialzare la testa, tornare a sperare, diventare protagonisti della propria rinascita se qualcuno offre una opportunità, un kayròs.
Dario è uno dei giovani che ha realizzato il presepe: “Abbiamo messo a frutto le riflessioni sulle nostre storie, sulla presa di coscienza degli errori commessi e sulla gratitudine per avere ricevuto una proposta per cambiare direzione. Dentro le crepe della nostra vita si è infiltrato un raggio di luce, qualcosa di gratuito e inatteso, proprio come la nascita di Gesù. Per questo costruire il presepe insieme è un buon auspicio per un futuro luminoso”.
Gesù nasce in una mangiatoia, circondato da povera gente, Dio si è fatto uomo in una condizione di fragilità e anche questo presepe è opera di persone fragili, segnate dal limite ma amate. Kayròs è un piccolo segno per testimoniare che Dio non lascia indietro nessuno.