Nella società odierna che giudica in base alla brillantezza fisica ed al numero di like su un social network l’essere fragili è una connotazione negativa, chi è fragile è destinato a soccombere, è considerato “debole”.
Fragile e forte sono sicuramente due opposti ed in quanto tali considerati inconciliabili ma … sarà poi cosi vero ?
A tutte queste domande ha provato a rispondere il dottor Roberto Gramiccia con il suo libro “L’elogio della Fragilità”, pubblicato nel 2016 eppure così attuale oggi.
In questo testo il dottor Gramiccia ci racconta di quanto dolore possa portare la fragilità umana ma anche quali e quante siano le risorse di chi è definito tale.
Dice: “è la fragilità che spinge al conflitto e arma la rivolta, ispira il poeta, guida il pittore e consiglia il filosofo. Ma oggi incombe una minaccia: la rassegnazione, che trasforma la fragilità in accidia, che crea la schiavitù e le condizioni ideali per la schiavizzazione. Ecco perché è giunto il tempo di trasformare la “volontà di potenza” del sistema che ci domina nella “potenza della volontà” di convertire la fragilità in forza creativa e rivoluzionaria. Non cesseremo di essere fragili, ma almeno, per come è possibile, torneremo liberi.”
Con cognizione di causa il dottor Gramiccia si racconta in queste pagine, lui ha passato oltre vent’anni tra pazienti “fragili per definizione” e proprio nello sguardo di chi soffre ha visto la fragilità trasformarsi in forza per reagire alle difficoltà.
In un’intervista ha elencato come esempi, per capire meglio il suo punto di vista, personaggi famosi del mondo artistico come Van Gogh, Leopardi e del mondo sportivo come Alex Zanardi e Bebe Vio, persone che, come l’araba fenice, sono rinati dalle ceneri della propria fragilità fino a diventare quello che sono oggi, esempi di cultura e sportività positiva per tutti.
“In un’epoca che ha fatto del decisionismo e dell’arroganza delle virtù, sostenere che la fragilità è un valore umano potrebbe suonare come un’eresia. Eppure ogni giorno i piccoli passi e le grandi svolte della nostra vita ci insegnano che non sono affatto le dimostrazioni di forza a farci crescere, ma le nostre mille fragilità: tracce sincere della nostra umanità, che di volta in volta ci aiutano nell’affrontare le difficoltà, nel rispondere alle esigenze degli altri con partecipazione, aprendoci – quando serve – al loro dolore”
(Prefazione all’”uomo di vetro” di V.Andreoli).
In fondo la parola fragilità deriva dal verbo “frangere”: la capacità di rompere una resistenza per andare incontro a qualcos’altro; per capire meglio immaginiamo un cancello che si attraversa andando incontro all’ignoto, alla novità, all’essere diversi.
E’ questo essere diversi perché fragili che caratterizza la nostra originalità togliendoci dall’omologazione imperante di questo società.
Anna De Francesco