Progetto In-Tessere
Laboratorio di serigrafia
Imparare un mestiere per poter ripartire dopo una caduta. Valorizzare i talenti, la creatività, la voglia di essere protagonisti positivi dopo avere conosciuto una sconfitta. Perché – come ha scritto Hannah Arendt – «gli uomini, anche se devono morire, non sono nati per morire ma per ricominciare». Parte con queste coordinate “In-tessere”, il primo progetto che in Italia mette in rete cinque realtà che lavorano nel mare del disagio giovanile. Nato grazie al contributo della Fondazione Conad Ets, coinvolge gli istituti penali minorili di Torino, Roma e Bari, l’Ussm (Ufficio servizi sociali minorenni) di Palermo e la comunità Kayros di Vimodrone (Milano) che accoglie minori in difficoltà. Verranno dotati di macchine per serigrafare, affidando a un esperto l’incarico di realizzare un laboratorio creativo per la produzione di magliette, borse e altri oggetti, con l’obiettivo di selezionare cinquanta ragazzi e con la garanzia di condurne almeno trenta alla fine del percorso formativo nell’agosto del 2024. I prodotti verranno venduti in occasione di eventi promossi dalle realtà coinvolte: incontri nelle scuole, spettacoli teatrali, mercatini parrocchiali. Ogni laboratorio potrà utilizzare il brand “non esistono ragazzi cattivi”. È la frase che campeggia all’ingresso della comunità Kayros, che ieri ha ospitato la presentazione dell’iniziativa.
«Quelli che nella mentalità comune vengono bollati come delinquenti, ragazzi di strada, bulli, per noi sono anzitutto persone – racconta don Claudio Burgio, fondatore e presidente di Kayros e cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano –. Persone spesso abbandonate a se stesse che sconfinano in comportamenti antisociali fino a diventare violenti, tentando di soffocare il dolore che li accompagna da quando sono nati». Guido Boldrin, direttore operativo di Kayros Onlus, evidenzia quanto sia importante «costruire legami in cui i giovani si sentano liberi di raccontare i loro errori e di chiedere aiuto. La vera vittoria è la consapevolezza che si può sempre ricominciare».
Alla presentazione del progetto hanno partecipato i ragazzi ospiti di Kayros e i cappellani delle carceri minorili coinvolte, che hanno testimoniato quanto siano decisivi la formazione professionale e l’approccio al lavoro ai fini di un reinserimento attivo nella società. Testimonianze corroborate dalle statistiche che evidenziano il calo verticale della recidiva tra coloro che durante la detenzione hanno imparato un lavoro o hanno cominciato a svolgerlo. «Il progetto promuove l’inclusione sociale, più che mai necessaria in un’epoca dove il disagio giovanile e l’emarginazione rischiano di privare tanti ragazzi di un futuro dignitoso – spiega Maria Cristina Alfieri, direttrice di Fondazione Conad Ets –. Vogliamo dare supporto a chi è caduto perché possa avere una seconda opportunità, facendo squadra con le realtà che li accompagnano».
Fare squadra: ne sa qualcosa Filippo Galli, ex calciatore e dirigente del Milan degli anni d’oro, che ha raccontato cosa significa concepirsi come parte di un gruppo che aiuta a rialzarsi e a ricominciare dopo qualsiasi caduta. E una testimonianza di ripartenza è venuta da Islam Ammar, 24 anni, arrivato in Italia come minore straniero non accompagnato, ex ospite di Kayros e protagonista di un percorso segnato dalla scoperta del suo talento creativo e oggi attivo nell’alta sartoria milanese. «In comunità ho imparato a fidarmi di persone adulte che volevano il mio bene, ho capito che da solo non ce la puoi fare, serve una mano amica che ti accompagni». Parole che hanno raccolto gli applausi dai ragazzi in sala, vitamine per la loro speranza.