The Terminal

The Terminal

di Steven Spielberg, con Tom Hanks, Catherine Zeta-Jones, Stanley Tucci

Usa, 2004, 128 min.

Liberamente ispirato alla storia vera di un rifugiato iraniano, bloccato senza documenti per oltre un decennio in un aeroporto di Parigi, in The Terminal vediamo un cittadino di un immaginario paese dell’Europa orientale il cui governo crolla in un violento colpo di stato mentre è in viaggio verso New York. Viktor Navorski arriva quindi all’aeroporto JFK come cittadino di un paese non riconosciuto, senza passaporto valido né denaro, senza documentazione legale, status o identità di alcun tipo.

Sembra non esserci una risposta burocraticamente corretta alla situazione unica di Viktor: nessun modo legale per ammetterlo, deportarlo, detenerlo o processarlo in altro modo. È nel limbo e i confini del suo mondo sono le pareti di cemento e vetro del terminal dell’aeroporto. Per Frank Dixon, ambizioso capo della sicurezza aeroportuale, la situazione di Viktor è la maggiore delle seccature quotidiane; ma per Viktor, è la sua vita.

Steven Spielberg dirige con maestria una commedia brillante e intelligente: la sua storia si concentra – piuttosto che sulla difficile situazione burocratica del protagonista – su come affrontare la pura sopravvivenza nel terminal e sulle relazioni che Viktor instaura. C’è anche una sottotrama che ha a che fare con il motivo del suo viaggio a New York, una missione personale segreta cui lui tiene molto.

Ma la parte più interessante del film sono l’attesa di Viktor, interpretato da Tom Hanks, e i suoi incontri nel terminal. Tutti quelli che entrano in contatto con lui, a parte il perfido capo della sicurezza, vengono toccati profondamente dal contatto con lui, che spesso cambia loro la vita: un trio di dipendenti dell’aeroporto, una graziosa agente dell’immigrazione, anche loro elementi permanenti della vita terminale (ma loro la sera tornano a casa…), infine un’attraente assistente di volo che invece va e viene, e che pur avendo una relazione con un uomo sposato sembra ricambiare l’interesse del “domiciliato”  al JFK. Lui non sta fermo nel terminal: incontra le persone, si dà da fare per sopravvivere, si fa apprezzare per come si adopera a migliorare la vita degli altri. E intanto attende: attende i documenti e di compiere la missione per cui è arrivato in America, attende sorretto da una serenità d’animo e da una certezza nella positività della vita tale da sopportare le angherie e i soprusi di Dixon. La situazione cambierà, in bene ma anche con una parziale delusione, però Viktor – che a un certo punto vediamo farsi il segno della croce in preghiera, alla maniera orientale, da destra a sinistra – non perderà il suo tratto umano, pieno di speranza pure nell’apparente caos dell’esistenza.

Disponibile in dvd e su molte piattaforme online.

Antonio Autieri
Critico cinematografico
Direttore di sentieridelcinema.it 

About Author: Associazione Kayros

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